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Rapido, che è corto e si legge in fretta.

Parte del mio proposito di leggere di più nel 2025 è guidata anche dal booktok, che come dicevo altrove è la dimostrazione che non tutti i social vengono per nuocere: se avete un po’ di familiarità con la nicchia, sapete che ci sono alcuni libri che molti creator consigliano e anzi, una delle critiche più frequenti al booktok è che parlano un po’ tutti degli stessi libri e ne trascurano molti che invece sarebbero meritevoli.

Uno dei libri, o meglio, delle serie menzionate più spesso dal booktok è per l’appunto la serie dei Murderbot Diaries di Martha Wells, di cui ho appena finito il primo libro:

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Mi è piaciuto?

No, ma tutto sommato sì: mentre lo leggevo e subito dopo averlo finito ho avuto una sensazione costante di “beh, tutto qui?” che a volte sfociava addirittura in “madonna che zozzeria, me l’avevano spacciato come un capolavoro divertentissimo e non è niente di che”, ma in realtà il problema non è tanto del libro in sè, quanto dell’hype che lo circonda e di come, appunto, lo spaccia il booktok: se ne parla come le avventure di un divertentissimo e ridicolissimo robot senziente che decide (riassumendo) che non gli va più di fare il suo lavoro, in realtà io non l’ho trovato particolarmente divertente né tantomeno ridicolo, piuttosto mi è parso assolutamente relatable.

Il murderbot in questione altri non è che un individuo molto introverso, che si trova a disagio nelle interazioni sociali e che spesso e volentieri vorrebbe che la gente non gli rompesse le palle e lo lasciasse in pace a guardarsi le serie per i cazzi suoi, e, onestamente, non è una cosa così ridicola, è la vita quotidiana.

Se si fa la tara al fatto che non è assolutamente il libro di cui avevo sentito parlare, però, non è malaccio: è scritto piuttosto bene, i pensieri del Murderbot sono in effetti quelli di un qualunque introverso (chiedimi come lo so) e sono resi bene e, soprattutto, è corto.

Non si perde in chiacchiere, non approfondisce inutilmente personaggi di cui tutto sommato non ci interessa granché (e anzi, è molto in linea col pensiero della voce narrante, non voler approfondire personaggi che non si ritengono interessanti) ma non lascia nulla di appeso, va dritto al punto senza mai darti la sensazione che ci sia qualcosa di aggiunto per allungare il brodo: succede poco, è vero, ma perché è una storia corta e autocontenuta, per quanto il finale sia comunque relativamente aperto e ci siano diversi seguiti, ma è un libro che basta a sé stesso e sta perfettamente in piedi da solo.

Insomma, non il capolavoro che dice il booktok, ma una lettura breve più che accettabile.

Tre stelline su cinque, diciamo, dai.