Naoko Uehashi - Erin the beast player

Credo che il romantasy sia una delle più grandi piaghe letterarie del nostro tempo: una volta quando ero giovane il fantasy era tutto omaccioni muscolosi con le mutande di pelo che si prendevano a spadate, o almeno eroi che facevano cose eroiche, poi è arrivato quel maledetto di George RR Martin a mostrare che si poteva scrivere del bel fantasy e avere successo planetario anche mettendoci in mezzo dei nudini, della gente che si struscia sessualmente e che si guarda con gli occhi ardenti di passione e adesso le librerie sono piene di porcherie che sembrano fanfiction di Twilight (genere letterario di successo a sua volta, visto che Cinquanta sfumature di monnezza nasce appunto come fanfiction di Twilight)

Va da sé, quindi, che in libreria rimetto immediatamente sullo scaffale qualunque cosa abbia sulla sovraccoperta frasi tipo “ma lei non sapeva che lui non era quello che sembrava, ed è così che tutto ebbe inizio”, cioè un buon novanta per cento della roba che sta nello scaffale fantasy, e che quindi accolga con somma gioia tutto ciò che non sembra avere una storia d’amore o di passione o fintoHarmony incastrata a caso per far contento il pubblico e il booktok.

La mia lettura da spiaggia di quest’anno sembrava salvarsi da questa ondata di romanticismo forzato.

Sembrava.

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E dire che le premesse erano ottime: bestie mitologiche usate come armi in conflitti politici, con intrighi stratificati e battaglie epiche.

Forse devo solo smetterla di fidarmi ciecamente delle sovraccoperte.

“Erin the beast player” inizia bene, continua benino, e poi dopo metà ti rendi conto che stai leggendo uno di quei film del pomeriggio di Italia 1 in cui una bambina trova un giaguaro e ci fa amicizia anche se sa che è una bestia selvaggia ma lei gli vuole bene e forse anche il giaguaro vuole bene a lei ma è una bestia selvaggia e la loro amicizia non s’ha da fare, però c’è anche un tizio che le fa battere un po’ il cuore però lei è malvista perché fa amicizia con le bestie selvagge con cui non si può fare amicizia perché la tradizione lo vieta ma lei forse lo ama ma forse è più importante proteggere la bestia ma lui è un eroe e allora lei salva lui e lui salva il mondo.

Dove “lui salva il mondo” accade nelle tre pagine scarse di epica battaglia finale liquidata con lui che scocca una freccia addosso a quello che si sapeva essere il cattivo da pagina tre ma che comunque ti viene detto diciotto volte “oh guarda che questo è un lurido” e che poi comunque per sicurezza viene ufficialmente smascherato e la protagonista dice alla regina che quello è un lurido perché ne ha le prove gliel’ha detto quell’altro che le fa battere il cuore quindi è vero per forza perché lui invece sì che è un puro.

Oh, io ci provo a dirmi che in spiaggia va bene leggere anche roba meno di spessore, ma più ci penso più mi sembra un romanzetto, scritto neanche malaccio, ma alla fine davvero poca roba.

Due stelle e mezza solo se è estate, altrimenti due stelle.