Raphael Bob-Waksberg - Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata

Raphael Bob-Waksberg è quello che ha scritto Bojack Horseman, quindi quando il book club dei miei amici dell’Internet ha proposto il suo primo libro di racconti non me lo sono fatto dire due volte e l’ho preso in prestito immediatamente in biblioteca, iniziandolo anche subito e lasciando a metà il mattone preso malissimo che stavo leggendo (di cui riparliamo quando lo finisco, ci vorrà tempo, è bello ma impegnativo).

È molto molto come vi immaginate un libro di racconti del tizio che ha scritto Bojack: c’è dell’umorismo surreale, in particolare situazioni assurde descritte da punti di vista ancora più assurdi, e soprattutto c’è quell’idea di fondo che l’esistenza umana e, soprattutto, i rapporti tra le persone, siano fondamentalmente uno stracazzo di casino, che la sofferenza sia inevitabile e parte integrante dell’esperienza, che per quanto si sforzino - o non si sforzino - le persone fanno sempre comunque invariabilmente cagare, o comunque almeno sono ferite, feribili e fallibili.

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Niente di particolarmente rivoluzionario, quindi, ma che può senz’altro toccare nel profondo, come ha fatto con Marco: io forse sono un po’ più cinico e mi sento di dire che non mi ha distrutto così tanto.

Mi è piaciuto, è scritto molto bene anche se per forza di cose un po’ ondivago nella qualità come tutti i libri di racconti, e riconosco che riesce a costruire immagini molto belle anche in poche pagine, ma ci sono diversi racconti che sono proprio “meh”, tipo l’ultimo ambientato in un parco a tema con i figuranti che fanno i presidenti americani che è troppo simile all’ultimo libro che abbiamo letto proprio nello stesso book club.

Di contro, ce ne sono alcuni davvero belli, tipo quello scritto dal punto di vista di un cane, o quello che racconta la storia di una relazione attraverso una partita a Taboo, o ancora quello che racconta le relazioni attraversate dalla protagonista con i posti significativi di ognuna: questi, se non altro, ti fanno dire “oh questo è proprio bravo” e ti lasciano soddisfatto per aver letto un bel pezzo di letteratura, scritto bene (e tradotto altrettanto bene: non dev’essere stato facile per niente), in modo non banale e che dipinge benissimo quello che ha da raccontare con poche pennellate ben assestate.

Cosa gli manca, allora?

Gli manca, secondo me, che per forza di cose non va troppo in profondità nello scavare la miseria e la gloria dell’animo umano quando si combina con altri animi umani, perché nel giro di poche pagine è tutto finito e si ricomincia con delle altre miserie e glorie, anche queste tratteggiate ma non spiegate a fondo.

Mi direte “che cazzo ti aspettavi da un libro di racconti brevi, la risposta definitiva alla vita l’universo e tutto quanto?”

E ok, ci sta, però tanti racconti con la stessa morale che dicevo all’inizio appena accennata in mille modi diversi rischiano di diluirla un po’, di far passare il messaggio che da qualunque parte le guardi, le relazioni umane sono sempre comunque un cazzo di casino.

Che per carità, assoluta verità, ma mi resta un po’ di “sì certo, questo lo sappiamo già tutti, e quindi?”

Tre stelle su cinque.