Un mio amico di vecchia data, con cui ultimamente parlo spesso di libri sulla nostra istanzina Mastodon, ha di recente dichiarato di schifare il fantasy pur apprezzando Evangelisti e King; al di là dell’assoluta follia dell’affermazione (ma che ci volete fare, è interista, quindi è chiaro che ci sono diversi ambiti di cui NCUC), mi ha portato a chiedermi in dettaglio che diavolo fosse, alla fine, sto fantasy.
La definizione che dà il Cambridge Dictionary è estremamente vaga e non aiuta per un cazzo, ma diciamo che “a type of story or literature that is set in a magical world” ce lo facciamo andare bene, e la discussione è calzante anche perché l’ultimo libro che ho letto ricade discretamente bene nella definizione ma alla fine è anche molto altro, come i libri belli.
Anzitutto, c’è magical world e magical world, e quello di Foundryside è particolarmente interessante, perché la magia in questione è più una forma di alchimia / scienza degenere che di magia: nel mondo in questione, degli artigiani possono scrivere sugli oggetti formule in una lingua che non padroneggiano affatto, alterandone la realtà.
Ad esempio, si può scrivere su un lucchetto che la realtà è che può essere aperto solo dalla sua chiave, e lui così farà, diventando di fatto impossibile da scassinare, ed è appunto così che veniamo introdotti al sistema magico, visto che la protagonista, Sancia, è una ladra che deve rubare un oggetto di cui non deve sapere niente, per conto di un committente potentissimo di cui non deve sapere niente: ovviamente le cose non vanno così lisce, altrimenti il libro durerebbe 30 pagine, e si mettono in moto una serie di cose che scuotono il mondo dalle sue fondamenta.
La vicenda è molto interessante per diversi motivi: anzitutto, in più di un’occasione, non solo nella scena iniziale, è fondamentalmente un heist movie tipo Ocean’s eleven, tant’è che c’è anche una scena che richiama, non so quanto esplicitamente, queste scena in cui Rick & Morty fa la parodia degli heist movie:
(anche se nel libro è più “you son of a bitch, I’m out”)
Gli heist movie sono belli, suvvia, e gli heist movie ambientati in un universo con la magia pazza così, in cui per esempio a un certo punto si usa un device che è convinto che c’è una massa X in una direzione Y e cambia il funzionamento della gravità, permettendo a chi lo usa di volare, sono ancora più belli.
I personaggi, poi, sono molto ben assortiti come in ogni heist movie che si rispetti: c’è appunto la protagonista ladra, ma c’è anche il poliziotto riluttante con un segreto da nascondere che non sa neanche lui, lo scienziato pazzo, l’assistente apparentemente sidekick ma che poi ha delle abilità che lo scienziato non sapeva, gli hacker underground col laboratorio marcio che costruiscono device incredibili con i rifiuti, insomma un bel gruppo di disadattati.
C’è poi anche, come in ogni fantasy che si rispetti, un livello di lettura metaforico che lo riconduce al mondo reale: cosa succede, infatti, se oltre a scrivere formule magiche sugli oggetti per alterarne la realtà, le si scrive sulle persone? E quindi, cosa succede quando un sistema capitalista governato da casate di mercanti tratta le persone come oggetti, schiavizzandole per ricavare risorse e incrementare i profitti? Come fanno le persone a uscirne? Cosa succede quando ne escono? Ne escono veramente?
Alcune delle risposte a queste domande sono accennate nel libro, altre mi aspetto di trovarle nei seguiti, dato che è il primo libro di una trilogia: nel mentre, però, devo dire che il primo me lo sono proprio goduto.
Quattro stelle e mezza su cinque.